Domotz è una azienda internazionale leader nel campo del Remote Networking Monitoring e Management. Rappresenta per noi la storia del successo di una startup che si è sviluppata diventando un’azienda competitiva ed innovativa e vorremmo raccontare come abbiamo contribuito a tale successo, i nostri “2 cent”.
Il nostro rapporto con Domotz comincia già prima dell’avvio dell’azienda, quando, verso l’autunno del 2014, siamo stati contattati per aiutare ad organizzare il lavoro di quello che allora era un gruppo di professionisti con esperienze molto diverse fra loro, appena assunti per lavorare su un prodotto che ancora non esisteva se non nella testa del Product Owner.
I fondatori avevano chiaro lo scopo da ottenere e di cosa avevano bisogno per partire; avevano esperienza di Scrum e volevano farlo bene, per questo ci contattarono, chiedendoci: “aiutateci a partire con il piede giusto”. Abbiamo quindi accompagnato il loro primo sprint, facilitato il primo backlog refinement, preceduto ogni evento Scrum da un piccolo training “ad-hoc” ed aiutato il futuro scrum master a scoprire il proprio ruolo. Una volta avviato lo sprint abbiamo tenuto specifici workshop sulle user stories, sulle stime e su come integrare le pratiche tecniche, ad esempio la continuous integration, con il loro progetto ed il modo di lavorare. Al termine dell’intervento, la retrospettiva sul nostro intervento si è conclusa con un una serie di azioni migliorative ed un piano per i next step futuri. Personalmente ero contento dei risultati ottenuti, ed è stato un piacere lavorare con un gruppo di professionisti competenti e motivati.
Negli anni successivi siamo rimasti in contatto e spesso ci siamo incontrati a diverse conferenze, dalla EuroPython all’incontro Devops. Domotz, nel frattempo si espandeva come azienda, estendeva il suo mercato e navigava sull’onda del cutting edge tecnologico.
L’anno scorso, 2019, Domotz ci ha cercato di nuovo: ormai l’azienda era cresciuta e voleva un refresh per allineare il nuovo personale al vocabolario e all’impostazione iniziale, ma anche per adeguare le metodologie alle nuove esigenze e alla aumentata dimensione organizzativa.
Inoltre, le nuove necessità dei clienti comportano l’utilizzo di nuove tecnologie che, per essere sfruttate al meglio, richiedono a loro volta l’utilizzo di nuovi modi di lavorare. L’efficace approccio empirico adottato e perseguito da Domotz nel corso degli anni ha fatto sì che l’azienda abbia svolto e svolga una valutazione continua del proprio operato per individuare soluzioni migliorative.
Questo è il punto: aggiornamento e miglioramento continuo. Ed è ciò che li ha indotti a contattarci, principalmente per ricevere una proposta di miglioramento da una prospettiva esterna all’organizzazione.
L’organizzazione che ho trovato, dopo 5 anni, applica uno Scrum maturo e ricerca nuove pratiche per perfezionarsi in prodotto e metodologia di sviluppo. Ed è sempre un piacere lavorare con loro.
Di che cosa abbiamo parlato dopo 5 anni? Di Scrum, di devops, del rapporto tra user experience ed il software sviluppato, di come migliorare i servizi per il cliente, di machine learning … dunque, argomenti che rappresentano la naturale evoluzione di quelli di cinque anni fa, alla luce delle consapevolezze e dei mutamenti che hanno portato Domotz al punto in cui si trova oggi. In altri termini, abbiamo cercato di rispondere alle richieste dei clienti e del mercato, utilizzando lo stato dell’arte dello sviluppo software, esattamente come allora.
Quale lezione abbiamo imparato?
Ci sono 5 aspetti fondamentali che hanno permesso a Domotz di aver successo:
- approccio iterativo ed incrementale
- competenza sui prodotti/mercato
- controllo di processo empirico
- eccellenza tecnica
- focus sul cliente
Li abbiamo elencati in ordine alfabetico poiché sono tutti necessari, tutti egualmente importanti, tutti responsabilità dell’intero team e di ciascuno secondo il proprio ruolo. In Domotz ognuno li conosce, li applica ed eccelle in ciò che il suo ruolo richiede.
Non è difficile da spiegare, è difficile da fare.
Complimenti!
Photo: Domotz on Twitter
Webinar sulle trasformazioni digitali
/in Webinar/da Roberto BettazzoniIl 23 giugno si è tenuto un webinar dedicato alla digital transformation in cui il nostro coach Martin von Weissenberg insieme con Dave Snowden, fondatore e Chief Scientific Officer di Cognitive Edge, hanno discusso del modo in cui l’agilità e la digitalizzazione siano intrecciati, e perché è fuorviante pensare alla digitalizzazione come a una “trasformazione” una tantum.
Potete vedere la registrazione del webinar qui sotto oppure su YouTube.
Per chi volesse approfondire l’argomento, vi consigliamo i due post preparatori all’evento “Part 1: Digital Transformation” e “Part 2: Digital Transformation” nel blog di agile42 International.
Raggiungi il massimo della certificazione ScrumMaster con il corso Certified Scrum Professional in italiano
/in Corsi/da Giuseppe De SimoneIl Certified Scrum Professional è il livello di certificazione Scrum Alliance più elevato raggiungibile attraverso corsi di formazione (abbinati alla necessaria esperienza lavorativa) e un punto di partenza per chi vuole fare attività professionale o puntare a diventare coach certificato (CTC, CEC, CST) con un percorso personale. La certificazione CSP-SM è perciò il passo successivo, e finale, per chi ha già preso la certificazione A‑CSM e opera professionalmente come ScrumMaster aziendale o coach professionale.
Abbiamo quindi deciso di offrire la prima edizione, online e in italiano, del corso che offrirà la certificazione CSP‑SM.
Il corso si svolgerà in quattro sessioni il 13-14 e il 27-28 settembre 2021 con esercizi e attività da svolgere tra le sessioni. Data l’eccezionalità del corso (limitato a 16 partecipanti) offrireremo il prezzo Early Bird sino al 30 luglio.
Essere uno ScrumMaster può essere un compito arduo: assicurarsi che Scrum sia ben compreso dal team e dall’organizzazione, guidare il team per rendere efficaci gli eventi Scrum, istruire il Product Owner su come mantenere un Product Backlog visibile e chiaro, facilitare l’auto-organizzazione e spingere il team e la cultura aziendale verso i valori di Scrum. La soluzione è quella di affinare le proprie abilità attraverso formazione e mentoring con esperti.
agile42 offre il corso CSP-SM da diverso tempo in inglese attraverso la nostra organizzazione internazionale, e lo scorso novembre abbiamo esplorato in un webinar il percorso professionale e vere storie dal campo invitando due nostri studenti che avevano appena conseguito la certificazione. In questo video trovate la registrazione del webinar in cui il mio collega Niels Verdonk e io facciamo domande sul loro percorso per diventare Certified Scrum Professional ScrumMaster, cosa hanno imparato, le loro sfide e come questo li ha aiutati a diventare più efficaci sul lavoro.
Il corso CSP-SM è indicato per ScrumMaster con almeno 2 anni di esperienza. Questa è l’occasione perfetta per diventare un vero esperto dei principi e delle pratiche di Scrum all’interno di un team o di un’organizzazione Agile. Puoi comunque frequentare il corso anche se non hai l’esperienza completa, riceverai la certificazione dopo aver completato due anni di attività sul campo (a giudizio degli insegnanti).
Argomenti del corso:
L’anno (Agile) che verrà
/in Don't Panic/da Alessio BragadiniIl 2020 è stato, diciamolo, un anno particolare sotto molti aspetti, e nessuno avrebbe potuto immaginare tutto questo allo stesso punto di adesso alla fine del 2019. Se non possiamo affidarci a una famosa canzone, abbiamo chiesto ad alcuni dei coach di agile42 di fare un bilancio e una previsione per “l’anno che verrà”.
Roberto Bettazzoni:
Gaetano Mazzanti:
Giuseppe De Simone:
Da parte del team di agile42 Italia, tanti auguri per un sereno e prospero anno nuovo!
Immagine di iXimus da Pixabay
Crescita organica oltre gli scaling framework
/in Presentazioni/da Alessio BragadiniRecuperiamo per chiudere l’anno il webinar di Gaetano Mazzanti del 3 aprile scorso, all’interno degli interessanti eventi a titolo #essereAgile organizzati da Agile Business Day. Il nostro coach era stato invitato a parlare degli approcci evolutivi che consentono una crescita organica, specifica al contesto organizzativo, culturale e di mercato in cui opera ciascuna azienda. Siamo nel 2020 ma molte aziende ancora si illudono che il cambiamento organizzativo possa avvenire in modo pianificato, ordinato e diretto dall’alto, magari basandosi su uno scaling framework. Non funziona.
Ciò che serve è un approccio diverso alla leadership, che non va più intesa come un ruolo o una posizione, ma come una capacità distribuita nell’intera azienda. E piuttosto che ricette predefinite o pratiche miracolose servono alcuni principi di base che guidino le iniziative di cambiamento e consentano di identificare e sperimentare rapidamente gli approcci più adeguati al contesto.
Potete vedere il video dell’intervento di Gaetano insieme a Michele Budri di ABD e le slide usate durante la presentazione.
Scrum Guide 2020, le novità
/in Scrum/da Gaetano MazzantiNei giorni scorsi è stata presentata la nuova Scrum Guide 2020 (download diretto in PDF). Contiene molte novità e cambiamenti importanti.
La nuova Guida è molto meno prescrittiva come provano le sole 14 pagine rispetto alle 19 della versione precedente. È già stata riassunta molto bene in una sola pagina da Derek Davidson nel suo Scrum Aide Memoir che si può scaricare liberamente.
Un confronto dettagliato tra la nuova versione e quella precedente della Scrum Guide è stato fatto qui (in inglese). Alcuni punti che vale la pena evidenziare, in ordine sparso:
A completamento di quanto sopra ci sono 3 aspetti che ci preme sottolineare. Sono 3 aspetti su cui molti team si focalizzano e che causano ogni sorta di problemi e disfunzioni. Ma la Scrum Guide non li prevede:
Fate attenzione quindi, se il “vostro” Scrum pone l’accento e l’attenzione su Stime, Prioritizzazione, Story Point e Velocity, molto probabilmente siete su una strada sbagliata.
P.S. Nella Scrum Guide non si parla nemmeno di User Stories…
Foto di Colton Sturgeon da Unsplash
Siamo sponsor di Italian Agile Days 2020
/in Eventi/da Alessio BragadiniAnche in questo 2020 particolarissimo è arrivato il mese di novembre, e nella comunità Agile italiana da ben 17 anni novembre è il mese di Italian Agile Day! Il tradizionale appuntamento di IAD è il ritrovo di sviluppatori software, project leader, IT managers, tester, architetti e coach che hanno esperienze da condividere.
agile42 è ben felice di essere sponsor di #iad20 che si svolgerà su due giorni, il 13 e 14 novembre 2020. Da parte nostra un ringraziamento particolare agli organizzatori dell’Italian Agile Movement che pure con le difficoltà a contorno non hanno rinunciato all’edizione di quest’anno e hanno anzi sfruttato l’occasione per mettere in scena qualcosa di nuovo.
La conferenza, che come sempre sarà gratis, quest’anno sarà ovviamente tutta online e sfrutterà questa necessità per offrire un panel di speaker internazionali di primissimo livello tra cui Woody Zuill, Andy Hunt, Joshua Kerievsky, Barry Overeem, Johannes Schartau, Jutta Eckstein, J. B. Rainsberger, Jurgen Appelo, Alistair Cockburn, Simon Powers, Molood Ceccarelli, Vasco Duarte. I talk saranno quindi in inglese ma sarà disponibile un servizio di traduzione simultanea in italiano.
È possibile registrarsi gratuitamente dal sito IAD per ricevere il proprio biglietto virtuale e collegarsi alle giornate di talk che inizieranno venerdì prossimo alle ore 14.
Live AgileTalks: Alla fine, è solo una questione di etica
/in Eventi, Webinar/da Matteo CarellaL’Agile sta vivendo tempi interessanti: dal budgeting alle risorse umane, dalla leadership alla facilitazione. Un filo comune inizia ad emergere: l’agile sembra essere ormai ben oltre il software. Ma quali sono le implicazioni per le aziende, i leaders e i professionisti che gravitano attorno al settore? E mentre nessuno sembra più parlare di software e cresce sempre di più la moltitudine di keywords – e anche buzzwords – utilizzate nel campo (agile HR, agile marketing, digital transformation, business agility, etc) quali saranno i risvolti di questo cambiamento nell’ecosistema e che impatti hanno o avranno sul panorama dell’industria italiana?
Ne parleremo in un webinar giovedì prossimo, 29 ottobre 2020, un #AperiTech Codemotion realizzato da Agile Talks in collaborazione con SAM, Scrum Agile Milano, comunità di agilisti di Milano.
Questa è una riflessione ad alta voce sullo stato dell’arte dell’agile, su dove siamo e dove saremo in futuro. Perché qualsiasi tema che riguardi dei cambiamenti su larga scala merita anche una riflessione etica.
Per partecipare al webinar potete iscrivervi sin da adesso a questo indirizzo: https://community.codemotion.com/agile-talks/meetups/meetup-aperitech-online-edition-di-ottobre-di-agile-talks
Riceverete una email con l’indirizzo Zoom da cui potrete seguire l’evento.
Come abbiamo aiutato Domotz a diventare una azienda di successo
/in Coaching/da Roberto BettazzoniDomotz è una azienda internazionale leader nel campo del Remote Networking Monitoring e Management. Rappresenta per noi la storia del successo di una startup che si è sviluppata diventando un’azienda competitiva ed innovativa e vorremmo raccontare come abbiamo contribuito a tale successo, i nostri “2 cent”.
Il nostro rapporto con Domotz comincia già prima dell’avvio dell’azienda, quando, verso l’autunno del 2014, siamo stati contattati per aiutare ad organizzare il lavoro di quello che allora era un gruppo di professionisti con esperienze molto diverse fra loro, appena assunti per lavorare su un prodotto che ancora non esisteva se non nella testa del Product Owner.
I fondatori avevano chiaro lo scopo da ottenere e di cosa avevano bisogno per partire; avevano esperienza di Scrum e volevano farlo bene, per questo ci contattarono, chiedendoci: “aiutateci a partire con il piede giusto”. Abbiamo quindi accompagnato il loro primo sprint, facilitato il primo backlog refinement, preceduto ogni evento Scrum da un piccolo training “ad-hoc” ed aiutato il futuro scrum master a scoprire il proprio ruolo. Una volta avviato lo sprint abbiamo tenuto specifici workshop sulle user stories, sulle stime e su come integrare le pratiche tecniche, ad esempio la continuous integration, con il loro progetto ed il modo di lavorare. Al termine dell’intervento, la retrospettiva sul nostro intervento si è conclusa con un una serie di azioni migliorative ed un piano per i next step futuri. Personalmente ero contento dei risultati ottenuti, ed è stato un piacere lavorare con un gruppo di professionisti competenti e motivati.
Negli anni successivi siamo rimasti in contatto e spesso ci siamo incontrati a diverse conferenze, dalla EuroPython all’incontro Devops. Domotz, nel frattempo si espandeva come azienda, estendeva il suo mercato e navigava sull’onda del cutting edge tecnologico.
L’anno scorso, 2019, Domotz ci ha cercato di nuovo: ormai l’azienda era cresciuta e voleva un refresh per allineare il nuovo personale al vocabolario e all’impostazione iniziale, ma anche per adeguare le metodologie alle nuove esigenze e alla aumentata dimensione organizzativa.
Inoltre, le nuove necessità dei clienti comportano l’utilizzo di nuove tecnologie che, per essere sfruttate al meglio, richiedono a loro volta l’utilizzo di nuovi modi di lavorare. L’efficace approccio empirico adottato e perseguito da Domotz nel corso degli anni ha fatto sì che l’azienda abbia svolto e svolga una valutazione continua del proprio operato per individuare soluzioni migliorative.
Questo è il punto: aggiornamento e miglioramento continuo. Ed è ciò che li ha indotti a contattarci, principalmente per ricevere una proposta di miglioramento da una prospettiva esterna all’organizzazione.
L’organizzazione che ho trovato, dopo 5 anni, applica uno Scrum maturo e ricerca nuove pratiche per perfezionarsi in prodotto e metodologia di sviluppo. Ed è sempre un piacere lavorare con loro.
Di che cosa abbiamo parlato dopo 5 anni? Di Scrum, di devops, del rapporto tra user experience ed il software sviluppato, di come migliorare i servizi per il cliente, di machine learning … dunque, argomenti che rappresentano la naturale evoluzione di quelli di cinque anni fa, alla luce delle consapevolezze e dei mutamenti che hanno portato Domotz al punto in cui si trova oggi. In altri termini, abbiamo cercato di rispondere alle richieste dei clienti e del mercato, utilizzando lo stato dell’arte dello sviluppo software, esattamente come allora.
Quale lezione abbiamo imparato?
Ci sono 5 aspetti fondamentali che hanno permesso a Domotz di aver successo:
Li abbiamo elencati in ordine alfabetico poiché sono tutti necessari, tutti egualmente importanti, tutti responsabilità dell’intero team e di ciascuno secondo il proprio ruolo. In Domotz ognuno li conosce, li applica ed eccelle in ciò che il suo ruolo richiede.
Non è difficile da spiegare, è difficile da fare.
Complimenti!
Photo: Domotz on Twitter
Affrontare il cambiamento: presentazione all’Agile Business Day 2019
/in Eventi/da Gaetano MazzantiIn questa fase in cui le varie conferenze sono un po’ in “letargo” o si sono forzatamente riorganizzate come eventi online, rcuperiamo con piacere la sessione che ho presentato l’autunno scorso all’Agile Business Day di Venezia. Ho presentato un talk dal titolo Who’s to blame if you can’t achieve agility? Moi?! Il video della sessione è disponibile qui e su Vimeo.
Siamo partiti dalla notizia diffusa nell’aprile 2019, quando una società di consulenza di alto profilo è stata citata in giudizio da una delle principali società di autonoleggio per un importo di 32 milioni di dollari. La ragione? Un progetto fallito per un sito Web e riprogettazione della app. Questa notizia ha suscitato grande scalpore nella comunità business, ma è solo un esempio di molti fallimenti simili e spesso ripetuti nelle iniziative di cambiamento di tecnologia e metodologia.
Esistono modi alternativi per affrontare il cambiamento che non si basano su ricette magiche. I cambiamenti che hanno successo avvengono accompagnando le persone in un viaggio evolutivo, piccoli passi che sono validati attraverso la selezione naturale. Questo percorso deve essere allineato e coerente con la strategia e la vision dell’organizzazione, ed è destinato a essere unico e specifico per ciascuna organizzazione.
Tutto questo con attenzione all’iniziativa ORGANIC agility di agile42.
Quello che abbiamo scoperto con i nostri corsi remoti
/in Corsi/da Alessio BragadiniGli ultimi mesi hanno visto un radicale cambiamento nel nostro modo di fare corsi di formazione agile. I corsi di agile42 si sono sempre caratterizzati per un forte tasso di interattività, applicando gli insegnamenti del Training From the Back of the Room. I nostri trainer, tutti coach abituati a lavorare giornalmente con i team, entrano in aula armati solo di pennarelli e senza un deck PowerPoint pronto, dispongono i partecipanti a gruppi, fanno giochi, fanno muovere e spostare le persone. Quando cerchiamo un nuovo locale per fare un corso, la prima cosa che chiediamo a chi gestisce la sala è “spazio per muoversi liberamente”.
Tutto questo è cambiato all’improvviso a causa dell’emergenza sanitaria e abbiamo dovuto cambiare le modalità operative dei nostri scorsi senza snaturarne l’essenza. È nata una vera e propria “classe virtuale” intorno a un programma di videoconferenza come Zoom dove le piccole breakout rooms in cui dividiamo i partecipanti funzionano come tavoli in cui chiediamo di fare lavoro di gruppo; le board disegnate e piene di post-it (la croce e delizia di ogni corso Agile che si rispetti) si sono trasformate in board virtuali grazie al software Miro; e il chiacchiericcio dell’aula è stato riportato su un canale Slack, con il vantaggio che questo canale esiste prima e dopo il corso, e consente ai partecipanti di continuare a interagire tra loro e con i partecipanti ad altri corsi agile42.
Tutto uguale allora? Naturalmente no, l’interazione è naturalmente diversa e la stanchezza dello strumento elettronico si fa sentire, per questo motivo le classiche due giornate in aula di un corso CSM o CSPO sono diluite in tre o quattro mezze giornate in modalità remota. Ma i nostri studenti sembrano essere soddisfatti.
Fabio Giannese ha partecipato al nostro ultimo corso CSM in “classe virtuale” e ha scritto di Agile in modalità remota per La Stampa. Noi pensiamo di continuare a offrire questa modalità di formazione senz’altro fino a quando la situazione sanitaria non si sarà assestata e comunque come opzione per quei corsi o per quelle aziende iper-distribuite in cui la virtualizzazione è un bonus e consente di fare partecipare anche persone che non possono spostarsi o per cui la logistica di un corso di due giorni a Milano o Bologna è improponibile.
Agile ha l’ambizione di cambiare il modo di lavorare, e nessuna sfida pare più importante in questo momento di quella di offrire soluzioni a team sparsi in località e anche nazioni diverse.